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Casimiro
Piazza nasce da Agnese, nata Bignasca, e Francesco a Sonvico nel 1944. Famiglia
numerosa la sua, undici figli di cui sei tuttora viventi. Voleva dire che già da
piccoli bisognava guadagnarsi la vita, allora eccolo pastore a condurre pecore
e capre, ad aiutare il padre. A 15 anni inizia a lavorare alla ditta
Bassi-Scossa di Lugano-Molino Nuovo, settore impianti di riscaldamento. Dai 18
anni e per tre decenni (1962-1992) lavora alle dipendente della Posta. Nel 1968
sposa Luciana nata Martinelli, ed avranno due figli, Gabriele e Francesca, che
nel 1999 li rende nonni con la nipotina Arianna. Nel frattempo continua a
coltivare una spiccata attenzione al mondo dell’artigianato e dell’arte. Già da
piccolo era attratto dalla lavorazione del legno, prima con il temperino del
pastore poi cominciando ben presto a frequentare, nel nucleo di Sonvico, la
bottega di falegname “dal Bernard” Giacomazzi, ora diventata “ra botega dro
Riaron”. Oggi è la sua bottega, completamente rifatta pur mantenendo la
struttura originaria, ed è nel contempo anche spazio di esposizione delle opere
- soprattutto dipinti, disegni e sculture - che Casimiro Piazza va realizzando a
ritmo continuo.
Marmo, rigorosamente il bianco di Carrara (dove ha
frequentato uno stage di scultura nel 1974, granito, legno (in particolare:
noce, ciliegio, frassino, abete), gesso e altri materiali scelti tanto per la
resa quanto per la durata, ma anche pastelli, tempere, acrilici, acquarelli e
colori ad olio. Ossia artigianato, scultura e una continua ricerca nella pittura
da quando, nel maggio del 1956, nemmeno 12 anni, dipinge uno dei suoi primi
quadri, “Santa casa lauretana”, il santuario mariano di Sonvico. E’ un olio su
tela realizzato all’aperto, in zona Logo, sempre all’ombra dei Denti della
Vecchia, con la vicinanza e un po’ anche i consigli di Ugo Moglia, il “pittore
della luna”, artista luganese estemporaneo, che ha cantato soprattutto il
paesaggio e i villaggi attorno al Ceresio.
Lavorare il legno, disegnare e dipingere sono l’impegno ma
anche il divertimento del giovane Piazza sino a che, a 14 anni, inizia a
prendere lezioni di pittura dal prof. Villa, a quel tempo insegnante alla Scuola
professionale di Lugano-Trevano. Gradualmente conosce diversi pittori e
scultori, e frequenta i loro atelier. Pepo Frigerio gli rimarrà maestro e amico
per tutta la vita, insegnandogli anche le tecniche in cui era molto esperto, e
avviandolo sulla strada di un progressivo distacco dal realismo. Proprio
l’impostazione simbolica della pittura del “Pepp” Frigerio rimarrà un
riferimento costante dell’opera di Casimiro Piazza.
Intanto lo accolgono con simpatia molti dei personaggi più
rappresentativi del mondo artistico ticinese, da Morenzoni a Boldini, da
Dobrzanski a Genucchi, da Miro Carcano a Tita Ratti, da Giovanni Bianconi a
Felice Filippini e Carlo Cotti, da Luigi Taddei a Ugo Moglia, Edgardo Ratti,
Tristano Molinari, Florindo Soldini e altri. Quel mondo gradualmente diventa il
suo e le frequentazioni si allargano, come il caso – nel 1999, ad un convegno
di scultura ad Arzo – di Azuma, artista giapponese attivo a Milano, allievo di
Marino Marini, diplomato dell’Accademia di Brera. Queste frequentazioni
confermano che l’attività di Casimiro Piazza si concentra sempre più su pittura
e scultura, mai trascurando l’intaglio del legno, in forma di basso e
altorilievo: ha dedicato anni alla riproduzione lignea del Cenacolo di Leonardo
da Vinci, un’opera conclusa proprio in questi ultimi mesi.
A ritmo sostenuto si susseguono le esposizioni, la prima
risale al 1958, ma poi si fanno frequenti, in particolare nell’ultimo decennio
del Novecento. Personali ma anche Collettive, perché a Casimiro Piazza piace
frequentare altri colleghi, scambiarsi pareri, collaborare: da anni è membro
della Società ticinese di Belle arti; nel 1996 fonda con Clem Bernasconi
l’Associazione Pittori e Scultori del Luganese, che dal 1999 si è ampliata in
Associazione Pittori e Scultori Ticinesi. Una quarantina di autori, che hanno in
Casimiro Piazza oltre che il cassiere dell’Associazione anche un amico e un
promotore. Sono occasioni che lo motivano sulla strada dello studio, della
ricerca, del confronto, con una partecipazione sempre molto attiva alla vita
culturale del Ticino, in particolare sul fronte espositivo, Musei e Gallerie.
Negli ultimi dieci anni Casimiro Piazza si è dedicato anima
e corpo alla pittura e alla scultura, realizzando poco meno di 300 opere delle
oltre mille della sa produzione complessiva. A tutt’oggi ha preso parte ad una
cinquantina di esposizioni, personali e collettive, alcune organizzate in prima
persona, per lo più in Ticino e in sedi popolari, ciò che ha contribuito a farlo
conoscere tra la nostra gente. Ha realizzato numerose opere pubbliche, tra cui
gli scranni scolpiti in legno di ciliegio e tre statue in legno di noce nella
chiesetta dedicata alla madonna del Carmelo a Cozzo. Sue opere si trovano in
collezioni private in Ticino, in Svizzera e all’estero.
Una parte del ricavato di ogni mostra viene devoluto a fini
benefici ad associazioni o persone bisognose. Nel caso di questa esposizione
antologica al Capannone di Pregassona, alla Fondazione Bambini cardiopatici nel
mondo, con sede a Lugano, presso il Cardiocentro.
Esposizioni personali e collettive
vedi pagina "esposizioni"
Opere in spazi pubblici
-
Cozzo, chiesa parrocchiale, 2001-2002, grande mobile
(6x1,90 m.) in legno di ciliegio e noce con scranni, bassorilievi e
sculture. E’ sormontato da due Angeli, una Madonna e un Crocefisso, alti 2
metri.
-
Cimadera, Cappella, 2004, “Madonna”, grande scultura
in marmo bianco di Carrara.
-
Cadro, Cappella, 2003, “Madonna” in terracotta,
gessata e vetrificata.
-
Indemini, Cappella di Sciaga, 3 bassorilievi in
pietra: Madonna del Sasso, S. Antonio da Padova, S. Nicolao della Flüe
-
Sonvico, 2002-2003, “Pietà”, marmo di Carrara
-
Sonvico, Cimitero, 2004, Casa Lauretana, marmo di
Carrara
Otto anni di lavoro per il bassorilievo in legno del
Cenacolo di Leonardo da Vinci
Nel 1974 Casimiro Piazza frequenta uno stage di scultura
alla celebre scuola di Carrara. In quell’occasione realizza un Cenacolo di
piccole dimensioni, in marmo di Carrara. La possibilità di esaudire il desiderio
di riprendere il tema in un formato più grande gli si presenta nel 1990, quando
in località Cioascio di Sonvico, taglia un enorme noce di m. 1,12 di diametro
alla base, lo trasporta a Sonvico, poi in una segheria di Lamone dove viene
sezionato. Per otto anni, ogni 3 mesi ne cura l’essicazione e finalmente, il 18
marzo del 1999, giorno della nascita della nipotina Arianna, inizia a scolpire
il bassorilievo che riproduce l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci. L’ultimo colpo
di scalpello è stato dato nell’ottobre 2004.

Ultima cena, Marmo di Carrara, Scolpito al simposio a Carrara, agosto 1974, cm 22,7 x 10,7
Galleria Privata
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